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Fotodinamica

La terapia fotodinamica e le sue applicazioni nella parodontologia

Una delle più interessanti applicazioni del laser riguarda la sua azione battericida. Una caratteristica che può essere impiegata proficuamente anche durante gli interventi a carico del cavo orale. 

La fotodinamica cos’è? 

La terapia fotodinamica o PDT (dall’acronimo anglosassone Photodynamic therapy) è un trattamento in cui una sostanza fotosensibile, la luce (emessa da una sorgente laser) e l’ossigeno interagiscono fra loro, dando origine ad un processo di degradazione. Questa tecnica permette varie applicazioni, dalla distruzione localizzata di masse tumorali all’eliminazione di batteri, anche quelli antibiotico resistenti.  

La fotodinamica in odontoiatria 

Se vi state chiedendo la terapia fotodinamica a cosa serve in odontoiatria? La risposta è che le sue implicazioni riguardano diversi ambiti dell’odontoiatria; nei quali svolge essenzialmente un ruolo di controllo chimico sulla carica batterica, esercita un’azione biostimolante e condiziona positivamente i processi di guarigione dei tessuti molli.  

La terapia fotodinamica come funziona?   

Prima di procedere con questa tecnica, l’odontoiatra esegue la rimozione manuale di placca e tartaro sia dai denti che all’interno delle tasche gengivali. A questo punto ha inizio la prima fase della terapia fotodinamica, con la distribuzione di una soluzione colorante sia all’interno delle tasche che sulla superficie dei denti. Queste sostanze colorate, sotto forma di gel o liquidi, hanno la capacità di legarsi alla membrana dei batteri nel giro di pochi minuti. Dopo questa prima fase si passa alla terapia fotodinamica laser vera e propria. Qui, il laser è tarato su specifiche lunghezze d’onda che interagiscono con i foto attivatori (le soluzioni coloranti con cui sono stati trattati denti e tasche gengivali). Quando la luce laser colpisce le molecole colorate ne provoca l’attivazione, sfruttando i principi dell’assorbimento e dell’affinità. In questo modo si libera energia che viene trasferita all’ossigeno presente a livello locale. L’ossigeno molecolare si trasforma in ossigeno singoletto che, essendo altamente aggressivo, distrugge una grande quantità di batteri. 

Il processo impiega laser o led di ultima generazione che, in entrambi i casi, richiedono potenze di esercizio davvero molto basse, sull’ordine dei 0,3 W circa.  

L’azione antimicrobica del trattamento ha risvolti importanti nella cura della parodontite che si protraggono per un certo periodo di tempo e i benefici sono apprezzabili fin da subito. Naturalmente, sono necessarie alcune sedute dall’odontoiatra per avere un risultato ottimale, ma il sanguinamento si riduce piuttosto velocemente e la riduzione della profondità delle tasche, così come la loro chiusura, raggiunge livelli decisamente apprezzabili. 

La fotodinamica con laser funziona?

Nel suo insieme, la fotodinamica con laser permette l’impiego di tecniche indolori, mini invasive, senza effetti collaterali ed in tempi ristretti. Pur essendo l’ultima arrivata nella parodontologia, la laser fotodinamica possiede interessanti caratteristiche, in grado di influenzare positivamente il trauma gengivale. Caratteristiche che, naturalmente, sono legate alla corretta rimozione del tartaro. A tal proposito è bene ricordare che rivolgersi ad uno Studio medico dentistico per la pulizia professionale preventiva dei denti rimane ancora una pratica fondamentale. Così come altrettanto importante è esercitare un’adeguata igiene orale domiciliare. Infine, sottoporsi ad almeno una visita di controllo generale, ogni 6 mesi, rappresenta il completamento di una corretta gestione volta al mantenimento in salute del cavo orale.